venerdì 4 gennaio 2013

LA PASTORELLA E LA MORTE - una leggenda...




La pastorella e la morte





Tra i rododendri profumati
d’ un rosso porpora dipinti,   
ogni giorno l’occhio scorreva 
attento, per non perdere i capretti. 

E vedea passare  a stille 
un ruotar lento di carri, 
da stanchi buoi trainati 
e tornar la sera, a valle.  

Udiva voci lontane, allegre, 
a rompere la pace di quei monti, 
a raccontar che il mondo gira ancora, 
a rincuorar le sue giornate pigre.

Scrosciava le sue pagine il ruscello, 
a raccontar di vita al prato verde,
a ristorar piedini indolenziti, 
a dissetar la pecora e l’ agnello. 

Fischiavan le marmotte tra le vette, 
ad allertare tutto il vicinato, 
che un aquila sù in alto si avvicina,  
e nelle tane se ne vanno, a frotte…

Altagurdia, la torre del castello,  
ed un sospiro dolce nel suo cuore, 
un mantello rosso, sul cavallo,
un fremito  un sogno, come amore.

Lo sguardo segue quelli sprazzi rossi, 
che lesti scendon  dal castello, 
voglia Dio che per questa via lui passa, 
che batticuore, per quanto lui è bello.
E si fa bella seduta al ciglio della strada, 
si accomoda i capelli con le mani, 
brillano i sui occhi come giada, 
si mette un fiorellino in mezzo ai seni.

Ascolta  lontano il rumor del trotto 
ma il suo cuore sente che si avvicina, 
è come un martello dentro il suo petto, 
si accorgerà quanto sono bella e carina ?

L’ amor non vuol ricchezza ne onore,
l’ amore non sente tempo ne stagioni, 
l’ amore ti porta una gioia e un dolore, 
e nell’ amoere non ci sono ragioni.

E’ un tormento profondo nel petto, 
è un angoscia che ti manca la voce, 
è un giorno che dirai benedetto,  
son tante notti con il cuore che tace.

Sono pensieri vicino al rudcello,  
mentre il trotto  più netto si sente,  
un mantello rosso sotto il cappello,  
ma ora è meglio far finta di niente.

Fiero lo sguardo dagli occhi azzurri,  
un saluto galante con voce decisa, 
un cenno con mano per incontri futuri, 
e riparte lasciandola sola e delusa.  

Ci sarà domani per un nuovo amore,
e via al galoppo sul suo cavallo,  
e lascia per strada quel piccolo fiore,  
per un amore più grande forse più bello.

Fallo  morire, lei  grida a Dio
gettando lo sguardo verso l’ alto ,
tu devi essere soltanto mio
se non sarai mio, che tu sia morto !

Torna al suo gregge la pastorella, 
piangendo per quel ingrato destino, 
forse non sono poi si tanto bella, 
e si addormenta all’ ombra di un pino.

Si avvicina la morte dal nero mantello 
e le sussurra una terribile nuova, 
il tuo bel cavaliere morirà in duello 
è appena iniziata la sua ultima prova.

Piange ed implora l’ innamorata, 
ma la morte non cambia mai il suo conto, 
una vita che muore per una salvata, 
la mia vita per l’ uomo che io amo tanto.

Appoggiata alla falce la morte riflette, 
in fondo una vita per me un altra vale , 
mi prenderò te domani  alle sette,
ecco già i primi tuoni del temporale.

Si scatena poi l’ ira degli Dei infuriati  
per quel complotto non tanto gradito, 
tu morte hai tradito i nostri decreti !  
la fine dell’ uomo avevam stabilito.

Tornando al maniero con le mani di sangue,
il cavaliere non trova più la pastora,
la cerca sui monti col sole che langue 
le vorrebbe narrare la sua avventura.

Le voleva  dire che era bella e carina,
e che l’ avrebbe portata con se al castello,   
che sarebbe stata la sua bella regina,  
per questo del vinto avea portato il cavallo.

La cerca tra i prati tra gli alberi  in fiore 
riecheggia ancor il suo nome tra le  vette, 
ma sotto il pino dorme  il suo amore, 
la  torre batte l’ ora:  son le sette.

Lui disperato raggiunge quel pino, 
in cerca della sua piccola pastorella,  
ma tra gli sterpi e l’ erba fa capolino,
col suo acuto profumo una nigritella.

Raccoglie quel fiore piangendo forte 
guardando il cielo lontano dei monti, 
impreca agli Dei ed invoca la morte,  
che puntuale arriva e pareggia i suoi conti…

Questa è una vecchia leggenda che mi raccontava mia nonna.

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