CJALCIA VECLE
( bacche rosse )
Mi risvegliava il canto, libero,
che saliva al cielo, felice,
era il popolo del bosco,
che salutava l’ alba che nasce.
Erano giorni di bacche, acercbe,
rosse, protette dalle spine dai rovi,
a cui tendevo la mano fanciulla,
ed avide labbra, assetate d’ amore.
La vita già mi prendeva con se,
per portami per le vie mondo,
con le sue grandi ali spiegate,
verso il sole che stava nascendo…
Ho vissuto albe di gioia e di sole,
e giorni tristi, di freddo e grande dolore,
alla primavera ho rubato le viole,
all’ autunno, ho restuito l’ amore.
Non ho mai avuto un estate serena
e la luce del sole mi ha bruciato lo sguardo
ho avuto l’ amore da una sola donna,
ben venga l’ inverno, col suo eterno letargo.
E rimpiango quel tempo, fatto di vento,
quando ogni giorno era un di’ nuovo,
quando tutto era un gioco nel tempo
acerbo, come le bacche, sul rovo.
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