giovedì 13 dicembre 2012

Per il bene che mi hai voluto, grazie papà

A mio padre

C’ era un posto, nella vigna,  
bruciata dal sole di agosto  
ombreggiato dalle grandi acacie 
dove crescevano, selvagge, le fragole…  
e con le tue mani, incallite,   
mi sollevavi, adagio,  
e mi lasciavi cadere,  
con dolcezza,
tra le perle rosse… 

Poi nei campi di grano, dorato, 
quante volte mi hai portato in spalla,  
giochi e sogni da te ho ascoltato
da una vita, un avventura vissuta,
con orgoglio, dolcezza ed amore,  
che a noi tutti hai saputo insegnare.

C’ erano nocciole nel bosco,  
mirtilli, funghi e lamponi,  
mi hai raccontato qualità e differenze,  
e da esperto mi hai insegnato quei nomi,
mentre stringevi il fucile  
tra le mani.   

E lo sguardo frugava,   
nel fitto del bosco,  
rapito da un mare di sabbia,  
rumore di carri, di tuoni lontani,  
sono le voci del deserto…  
erano labbra arse dal sole, 
che sognavano sorgenti
fresche, di montagna,  
erano occhi fanciulli,  
appoggiati al cannone, 
attento lo sguardo !  
per vivere ancora…  

Al campo delli yankie,  
non si stava poi male,  
ma il cortile di casa 
aveva un altro odore,  
che hai cercato,
una notte senza luna,
era il profumo della libertà… 

Da disertore poi t’ hanno trattato
e con una croce ti han ripagato,
questi ladri ed ipocriti nati, 
cresciuti all’ ombra dei boschi,  
dalle italiche mani bucate,  
veloci a cambiare i saluti…

Mi rimane di te, un intenso ricordo,  
la breve vita di un uomo onesto,  
l’ umiltà di un esistenza grama,  
la richezza limpida del tuo esempio,
di uomo saggio e giusto,  
tra i tanti mercanti
nella piazza del tempio… 

e un agendina scritta a matita,
che profuma di stoeia vissuta,  
il tuo piccolo diario di bordo,  
per rammentarmi in ogni momento,  
che eterno è soltanto l’ amore e il ricordo,  
e la vita è soltanto una folata di vento…

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